Description
Catalogo delle 40 fotografie della mostra “Terra Madre”, realizzate da grandi fotografi. l loro scatti sono uno sguardo corale sulle urgenze più impellenti per l’umanità viste dal continente più fragile, resiliente e vitale.
Foto di: Petrut Calinescu, Luca Catalano Gonzaga, Peter Caton, Yasuyoshi Chiba, Stefano De Luigi, Andrea Frazzetta, Marco Garofalo, Alessandro Gandolfi, Marco Gualazzini, Alessandro Grassani, Luca Locatelli, Robin Hammond, Pascal Maitre, Steve McCurry, Frederic Noy, Tony Karumba, Andrew McConnell, Alessio Perboni, Kris Pannecoucke, Sumy Sadurni, George Steinmetz, Luis Tato, Sven Torfinn, Tommy Trenchard, Bruno Zanzottera.
Dall’introduzione:
Alluvioni, siccità, cicloni, invasioni di cavallette: in Africa si moltiplicano i disastri naturali e milioni di persone subiscono gli effetti devastanti di feno – meni meteo avversi, sempre più intensi e frequenti, che si accaniscono su luoghi già fragili come il Sahel e il Corno d’Africa, da dove originano migrazioni e instabilità.
Il continente africano paga il prezzo più alto per i cambiamenti climatici. Vittime predestinate sono le popolazioni più povere e vulnerabili… quelle che paradossalmente contribuiscono meno alle emissioni di gas nocivi nell’atmosfera.
I cambiamenti climatici hanno ripercussioni sul mantenimento della pace. Un recente studio dello Institute for Security Studies ha rivelato una connessione tra le temperature dell’atmosfera e la geopolitica: un riscaldamento dell’aria di 0,5 °C aumenta del 15% il rischio di conflitti mortali. Non esiste un nesso causale diretto facilmente definibile tra cambiamento climatico e conflitto. Tuttavia lo studio ha dimostrato che i fenomeni meteo avversi – siccità o alluvioni – creano scompensi (per esempio, massicci spostamenti di popolazione) o esasperano tensioni preesistenti (legate all’accesso a risorse e fonti vitali), aumentando i rischi per la sicurezza e la probabilità di conflitti violenti. In questo senso, il cambiamento climatico è un “moltiplicatore di rischio”, un “amplificatore di fragilità” o un “catalizzatore di tensioni”. La dissennata opera dell’uomo – di cui il riscaldamento globale è solo una delle conseguenze – mette in pericolo preziosi ecosistemi, terrestri e marini. Vaste regioni sono sconvolte da processi di inaridimento e di abbandono dei territori, problemi di inquinamento o di eccessivo sfruttamento, perdita o impoverimento della biodiversità. Le ripercussioni vanno fino al patrimonio culturale. È stato calcolato che, soprattutto per l’innalzamento del livello dei mari, entro il 2050 potrebbero scomparire 191 siti africani classificati dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”: da Leptis Magna in Libia all’Isola di Mozambico.
Negli ultimi dieci anni la popolazione colpita da insicurezza alimentare è aumentata di quasi il 40% rispetto al decennio precedente. Si stima che entro il 2030 in Africa fino a 120 milioni di persone estremamente povere– che vivono, cioè, con meno di 1,90 dollari al giorno – saranno colpite da alluvioni, siccità e caldo estremo.
Carenza di cibo e di acqua, mancato accesso a forme di energia pulite, cattivo utilizzo delle risorse naturali, inadeguatezza dei sistemi agroalimentari: sono tutte cause di crisi ricorrenti che fanno dell’Africa subsahariana il luogo-simbolo delle emergenze umanitarie, ma anche un laboratorio straordinario in grado di fornire insegnamenti preziosi, risposte innovative e soluzioni efficaci alle sfide della sostenibilità, della transizione ecologica, dello sviluppo e della salvaguardia dell’intero pianeta.
La mostra Terra Madre racconta la sfida della sostenibilità ambientale in Africa attraverso 40 immagini realizzate da grandi fotografi: i loro scatti ci raccontano le sfide del clima, dell’ambiente, dell’energia e della sostenibilità…
Uno sguardo sulle urgenze più impellenti per l’umanità viste dal continente più fragile, resiliente e vitale.
Brossura fresata, formato cm 21×15, pp. 94, aprile 2022